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La prevenzione nello sportivo in osteopatia

La prevenzione nello sportivo in osteopatia

Non c’è niente di peggio che le idee preconcette: il nuoto è ideale…correre è dannoso…
In realtà non è lo sport preferito a porre il problema, ma con quale conoscenza del proprio schema psico-motorio lo si pratica.

Ciascuno di noi funziona secondo un proprio schema, più o meno vicino a quello ideale, e con questo deve misurarsi nelle diverse gestualità proprie a ciascuno sport.

Dal rapporto tra lo schema personale, assolutamente individuale, ed il gesto sportivo, diverso e peculiare per ogni attività, scaturiscono delle tipologie a rischio.

Prendiamo ad esempio il golf. “No turn, no swing”, significa che un “fondamentale” di questo sport necessita di rotazioni. Il massimo di rotazione del tronco rispetto al bacino si effettua nella cerniera D11-D12.

Littlejhon, padre delle meccaniche vertebrali osteopatiche, considera questa rotazione possibile a condizione che la linea AP incroci i corpi di D11-D12.

I tipi che definiamo “anteriori” o “posteriori”, se escono troppo fuori da questo parametro ideale, hanno delle rotazioni limitate.

La finalità del gesto – nel caso la necessità di ruotare – imporrà allora dei compensi su dei segmenti anatomicamente meno adatti che, assumendosi un ruolo che non gli compete, diventano a rischio.

In particolare:
• Se D11-D12 è in avanti alla linea AP – tipo anteriore – saranno soprattutto la sacro-iliache ad essere sovraccaricate nelle rotazioni, con possibilità di lombalgie.
• Se D11-D12 è indietro alla linea AP – tipo posteriore – è la dorsale media ad essere ipersollecitata, con possibili dorsalgie.

Bisognerà quindi, tenendo conto della tipologia dell’atleta, analizzare il divario tra le sue possibilità e la sua necessità tecnica per aiutarlo, strutturalmente e propriocettivamente, a trovare i compensi i più economici possibili.

Continuando a prendere il golf per esempio, un tipo anteriore necessiterà di una maggiore flessione di anche durante lo stance (nel golf: gli appoggi, il modo di mettere i piedi), dove un tipo posteriore avrà bisogno di più lordosi lombare.

L’osteopata, dopo un’accurata analisi biomeccanica, cerca di “rimettere in moto” le zone ipomobili, ma soprattutto educa propriocettivamente lo sportivo evitandogli delle patologie ripetitive che a volte possono portare alla cessazione dell’attività sportiva.